La giornata di passaggio tra Kyoto e Hiroshima era stata progettata come una specie di tour de force. Infatti, lungo il percorso tra le due città, si trovano il famosissimo Castello di Himeji e il meno famoso Castello di Okayama, vicino al giardino Koraku-en.
Partiti di buon mattino, siamo arrivati ad Himeji in perfetto orario e abbiamo trovato una bellissima (ma freddina) giornata di sole, ideale per le foto al castello (anche se Lord preferisce le nuvole perché con il sole i colori non sono quelli naturali!). Comunque, posso dire che se è così famoso, c’è un perché: è davvero imponente e molto ben tenuto. L’unico problema è che, siccome nessuno ci abita, non c’è il riscaldamento. E, quando fa freddo, fa freddo davvero. Aggiungete il fatto che per entrarci vi fanno togliere le scarpe e girare in calzetti ed ecco che potete intuire il nostro dolore. Tralascio i dettagli e lascio parlare le foto:
Finita la visita, siamo tornati in stazione per scoprire che avevamo perso il treno per 10 minuti (“ma vuoi che ne passi uno ogni ora?” disse Katia) e quindi ne abbiamo approfittato per mangiare.
Saliti sul successivo, in breve tempo siamo arrivati nella ridente Okayama. Salendo su un tram stile anni ‘20, alla faccia delle modernissime metro, ecco che in un baleno davanti a noi è comparsa la sagoma nera del Castello di Ujo, il “castello del corvo”, così chiamato per il fatto di avere tutte le mura degli edifici completamente nere. Certo che in Giappone sti colori si conservano proprio bene! Aspetta… ah no, ecco chiarito: il castello è stato RASO AL SUOLO durante la Seconda Guerra Mondiale e la ricostruzione è datata 1966.
Prima del Castello però abbiamo deciso di sfruttare gli ultimi momenti di sole per visitare il giardino di Koraku-en, considerato uno dei tre più belli del Giappone, che tra l’altro prende a prestito il castello come sfondo per i suoi prati (prati di erba, una rarità in Giappone dove i giardini sono normalmente fatti di muschio, dato che non sono fatti per essere utilizzati ma ammirati). Anche questo, come Himeji, non mente alla sua fama. Di fronte a noi prati, collinette, stagni e pianti varie compongono un mosaico che ci lascia davvero ammirati.
Avvicinandosi però le 16.30, ora in cui tutto in Giappone smette di funzionare (o meglio, tutto ciò che è turistico: i templi, castelli, monumenti ecc. chiudono TUTTI al massimo alle 17.00, cascasse una meteora), ci dirigiamo al castello, dove scopriamo che invece dei 300 yen previsti ne dovremo pagare 800 grazie ad una qualche esposizione speciale che ha luogo proprio in questo periodo. Vabbè… peccato che, alla fine, la mostra fosse quasi solo in giapponese e nemmeno particolarmente interessante. Il castello volendo ce lo si gode benissimo anche da fuori, senza entrare.
Finita la visita entro i tempi previsti, andiamo in stazione dove il treno per Hiroshima ci attende con la consueta puntualità. Siamo degli organizzatori eccezionali!
Ad Hiroshima la prima tappa è l’ufficio informazioni, per chiedere A) dov’è il nostro albergo e B) se c’è qualcosa da vedere oltre al memoriale della Bomba Atomica. All’ufficio incontriamo una signorina giovane, gentilissima e stupendamente fluente nell’inglese (“Sorry, do you speak english?” “Just a little bit”) che ci riempie di carte, mappe e orari di tutto ciò che volevamo vedere a Hiroshima e dintorni.
È soprattutto grazie a lei che ben presto troviamo il nostro albergo, l’Hotel Active! (sì, col punto esclamativo, ve l’avevo già detto in uno dei post all’inizio del blog) che, per circa 30€ a testa ci dà: 5 persone alla reception simpatiche e disponibili che però tutte insieme non conoscono che 50 parole d’inglese; un albergo davvero bellino, arredato con stile e molto pulito; 2 computer nella hall a disposizione gratuitamente + la connessione internet in camera; televisione; sali da bagno, cuffia, rasoio, spazzolino, bagnoschiuma, shampoo e balsamo, asciugamani, ciabattine ed accappatoi; bibite gratuite ad OGNI piano; colazione a buffet con abbondante varietà di cibi orientali, occidentali e occidentali nel senso italiano; consigli su dove mangiare ottimamente azzeccati. Ringrazio sentitamente Plutone di Hardware Upgrade che ce l’ha consigliato e a mia volta lo consiglio a CHIUNQUE vada ad Hiroshima.
La serata, complice anche la giornata pienissima, è stata piuttosto scialba: siamo andati a mangiare a 20 metri dall’albergo, in un posto buono e che definire economico non basta, dove siamo rimasti a discutere, per lo più di amenità, per almeno 2 ore, tra le facce stupefatte ed incredule degli inservienti, abituati al giapponese tipico che ordina una scodella di 2 etti di riso con la carne, la mangia in circa 3 minuti (e non sto scherzando), paga e se ne va. Sembra di vedere i pit stop della Formula 1.