sabato 31 ottobre 2009

Speciale Teatro Kabuki

Ricordate il Teatro Kabuki di Tokyo? Per sapere cos'è, vi rimandiamo a Wikipedia che sicuramente saprà soddisfare la vostra sfrenata curiosità. Purtroppo non è stato possibile fare foto o video durante lo spettacolo, ma fortunatamente, prima che l'abbiocco ci prendesse, siamo riusciti a cogliere l'essenza della rappresentazione, la poesia dei testi e dei canti e con gioia ve lo riproponiamo in chiave "personalizzata", come lo abbiamo percepito da pubblico occidentale.Lo spettacolo vedeva tre personaggi principali e due cori che accompagnavo. Ogni tanto le persone dal pubblico gridavano incitamenti agli attori per esternare il loro gradimento. I movimenti sul palco erano minimi e studiati per raggiungere la perfezione del gesto. Come ci ha raccontato un vecchietto quando ci ha sentito imitare, come dal video, la rappresentazione subito fuori dal teatro.
Coro uno: Michele
Coro due: Dario
Voce fuori campo: Lord


Senza ombra di dubbio il povero vecchio non ha assolutamente capito una mazza.

venerdì 30 ottobre 2009

Giornate piovose...

Sono le 7.30 di mattina e piove!!! Dopo una buonissima colazione in stile occidentale ci armiamo di guide, macchinetta fotografica e k-way e partiamo per Matsushima!
Doveva essere una delle tre viste piu' belle del Giappone ma, sarà il brutto tempo o la stagione,...bah! ...a parte un tempio carino e un paio di isole... non era nulla di che!


La parte piu' interessante del giro in barca e' stato il rapporto ravvicinato con i gabbiani ai quali potevi dare da mangiare!


Dopo il pranzo tipico a base di ostriche abbiamo visto un bellissimo tempio con annesso un giardino spettacolare!


Il giorno dopo... sempre sotto la pioggia siamo andati a Yamagata, un bellissimo villaggetto di montagna!

Kawaiiiiii!!!^_^

Il tempio piú bello che abbiamo visitato è quello di Yamadera: dopo i suoi 1100 gradini avvolti dal bosco si arrivava a un bellissimo complesso di edifici con una vista mozzafiato!



Dopo pranzo abbiamo provato ad intraprendere il percorso verde...che molto probabilmente e' stato visitato l'ultima volta 10 anni fa, dato che a momenti nemmeno piú il sentiero trovavamo! Vista questa esperienza abbiamo deciso di chiedere all'ufficio turistico che percorso fare... per concludere la nostra visita in questa cittadina... peccato che non abbiamo trovato nessuno che parlasse inglese, nemmeno all'ufficio informazioni!

giovedì 29 ottobre 2009

Arrivo a Sendai


Il giorno dopo la missione al Fuji, armi e bagagli in mano (primo tentativo di chiudere le valigie: riuscito), siamo andati a prendere il treno per Sendai (che faticaccia quando non ci sono le scale mobili...). Sapevamo che non ci sarebbe stato molto da vedere e quindi ci eravamo preparati per una giornata di relax. L'unico luogo degno di nota citato nelle guide infatti è il castello di Aoba, costruito da Date Masamune, detto "il drago con un occhio solo". Dopo una buona mezz'ora di scarpinata in collina in salita (alla faccia del relax), abbiamo scoperto che ció che chiamano castello in realtà è composto da qualche pezzo di mura e la ricostruzione della porta d'ingresso... fortunatamente in questo posto abbiamo trovato un festival di danze tipiche coi ventagli e al ritmo di "sore! sore! are are are are!" ce la siam passata via mangiucchiando dolcetti e scoprendo che quello chiamato "cima del Fuji", comprato il giorno prima, è davvero buono e vicino ai nostri standard di gusto.


Il resto della giornata è stato speso nella via commerciale, davvero lunga e completamente coperta (cosí quando piove si puó far shopping! nota di Katia). La sera decidiamo di provare la specialità tipica: lingua alla griglia. Un po' costosa ma buona davvero. Al ristorante, un localino davvero piccolo ma segnalatoci come "ichiban" (il migliore) dall'albergo, Michele ci ha deliziato prima salendo con le scarpe sul tatami (ha ricevuto occhiataccie omicide per questo) e poi tentando di trovare una posizione per mangiare sui tavolini bassi giapponesi, ovviamente senza sedia (cosa che ha richiesto qualche "gomenasai" rivolto agli altri clienti...).


Dopo cena abbiamo deciso di provare il karaoke. Entriamo e chiedo al tizio al banco se parla inglese. Quello ridacchia nervosamente, facendo segno di no e coinvolgendo la collega fianco. Tentiamo di conversare ma con scarso successo, mentre il primo tizio se ne va, per tornare poco dopo con un altro dicendo "he english". Il nuovo arrivato mi vede, spiaccica 2 parole in croce e poi fugge. Torna con un quarto dicendo "he english!". Pure questo, dopo qualche parola, sparisce, come pure un'altro. Tornano con 5-6 ragazze delle superiori, alle quali ripetono incessantemente "arigatou" e "gomenasai". Pure queste ragazze non sembrano particolarmente ferrate, ma spunta dal gruppetto una che incredibilmente ci capisce e si fa capire! Insomma, capiamo quanto costa, come funzionano i complicatissimi telecomandi per il karaoke giapponesi e che loro lo praticano in sale private, senza alcuna sala comune. Noi, che invece volevamo vedere i giapponesi in azione, chiediamo se si puó fare. I gestori del locale, che ormai ci volevano soddisfare a tutti i costi, chiedono alle ragazze se ci possono ospitare. Queste rispondono che si potrebbe anche fare, ma sono già in 30... rispondiamo invitandole nella nostra sala, se hanno voglia.


Dopo una mezz'ora che siamo lí da soli, in 3 effettivamente ci raggiungono! Cerchiamo canzoni da cantare insieme e l'unica alla fine risulta essere "last christmas" degli wham! LOL! Passiamo allegramente il resto della serata fino al momento dei saluti. Foto di rito e poi allungano per darci la mano. Michele si avvicina e dà i 2 classici bacetti sulla guancia alla prima. Gridolini, risate e occhi sbarrati accolgono il gesto. La seconda raggiunge una tonalità di rosso che ci ricorda l'Italia e la Ferrari. Beh, insomma, alla fine anche a Sendai ci siamo divertiti.

martedì 27 ottobre 2009

De fuji, ovvero fortuna nella sfortuna


Il 24, come programmato, siamo andati al monte fuji per goderci la montagna piú sacra per i giapponesi. peccato che la giornata non promettesse particolarmente bene dal punto di vista metereologico. il cielo era grigio e l'aria fresca (finalmente direi). Mentre aspettiamo di salire sul nostro primo shinkansen, assistiamo ad una delle leggendarie pratiche giapponesi: la pulizia del treno. Appena smontati i passeggeri salgono 3 (3!!!) inservienti PER VAGONE. Tempo 10 minuti e hanno girato (girano i sedili al capolinea quando invertono il senso di marcia) e pulito tutti i sedili (20 file da 5), cambiato tutti i poggiatesta e lucidato tutti i braccioli. Poi, in fila ordinata, escono tutti dalla stessa porta a metá treno. Comunque, saliamo e in pochi minuti il treno sta viaggiando silenziosamente a velocitá che valle tu a spiegare a trenitalia. In 1 ora scarsa siamo a Shin-Fuji. Per prima cosa andiamo a chiedere informazioni sui trasporti locali, dato che il Fuji-san, come lo chiamano qui, dista parecchi kilometri. All'ufficio informazioni veniamo accolti da 3 (ripeto, 3) signore di una gentilezza cosí squisita che ci sentiamo quasi in imbarazzo. Ci riempiono letteralmente di mappe, foglietti e brochure, segnando i posti interessanti e i percorsi per raggiungerli; ci spiegano inoltre (in perfetto inglese, roba che neanche a Tokyo) che i bus diretti al Fuji in questa stagione non ci sono e che le nostre alternative sono o di andare al parco centrale della cittá, dal quale si gode una buona vista del Fuji (ci dicono che siamo pure fortunati dato che oggi si vede) oppure di prendere un bus fino al lago Yamabiko (o qualcosa del genere, non ho la mappa sotto mano al momento), che si trova esattamente dall'altra parte della montagna e che richiede 2 ore di viaggio (improponibile dato che sarebbe partito quasi 2 ore dopo e comunque saremmo dovuti tornare per il treno). Un po' sconfortati chiediamo se c'é qualcosa di interessante da vedere in cittá e con notevole sinceritá ci rispondono di non esserne sicure. Poi peró l'illuminazione: una dice che poco distante si sta tenendo il festival cittadino e che possiamo trovare del buon cibo. Vada per il festival, decidiamo. Casomai al parco ci andremo nel pomeriggio per riposare un pochetto e per le foto di rito. Comunicate le nostre intenzioni alle signore, scatta l'efficienza giapponese: una tira fuori la tabella degli orari degli autobus (per vicino intendevano che era a un'ora di autobus, anche se in realtá sarebbe stato meno della metá se non avesse fatto 20 fermate) per trovarci il primo disponibile e anche gli orari per il ritorno che coincidessero coi nostri treni; un'altra parte a telefonare per chiedere il costo dell'autobus; la terza ci spiega del festival e del tempio che lo ospita, che veniamo a sapere essere proprietario della cima del Fuji, sulla quale pare ci sia anche un piccolo santuario. Andiamo alla fermata, a pochi metri dalla stazione, e chiediamo su quale bus salire. Nel frattempo una delle gentilissime signore delle informazioni ci raggiunge trafelata e: ci indica su quale autobus salire, ci spiega che siccome c'é il festival allora è gratis, ci scrive il nome della fermata a cui scendere sia in caratteri latini che giapponesi e, per essere proprio sicura, chiede pure ad un vecchino lí vicino se, quando arriviamo alla fermata, ci puó segnalare di scendere. Noi, senza parole per un trattamento del genere, ringraziamo con profondi inchini e numerosissimi "arigatou". Sul bus, facciamo amicizia col nonnino che, tirando fuori altre mappe e depliant, tra un po' di inglese suo e un po' di giapponese mio, ci illustra il festival e in particolare i cibi che vengono serviti nei vari baracchini (sí, sono tutti segnati - posizione, cibo e numeretto - sulla mappa, tutti e 40). Dopo un viaggetto arriviamo e subito ci troviamo davanti a dei curiosi carretti, ben decorati, con sopra una decina di persone che suonano tamburi, flauti e cembali.


Il nonnino ci spiega che siamo molto fortunati perché li tirano fuori solo un giorno all'anno. Poi, attraverso l'immancabile toori, entriamo nel tempio, passando anche un carinissimo ponticello sopra un torrente la cui acqua, ci dicono, proviene direttamente dal Fuji. Visitiamo i laghetti del tempio, pieni di pesci. Al mio "kono sakana wa ii tabemono desu ka?" (sono buoni da mangiare?) scoppia a ridere e mi fa segno di tacere. Ma nonnino, mica volevo mangiare proprio quelli! Continuiamo il giro e arriviamo ad un insieme di fontanelle. Nonnino ci spiega che l'acqua viene dal Fuji e che é molto buona. E in effetti é cosí.



Intanto, poco piú in lá, inizia uno spettacolo a metá tra il teatro e la danza che ci incuriosisce e affascina per le maschere che vengono utilizzate.





Finito il giro cultural-religioso iniziamo quello dei banchetti, dove ci vengono offerte mille e mille cose. Alla fine il nostro pranzo risulta composto di Yakitori (spiedini di carne) e Yakisoba (soba con.. boh, ma comunque tipica della zona). Alla fine un dolcetto di mochi e azuki e un the verde (come sempre, amaro. Giuro che al prossimo bar rubo 1 miliardo di bustine di zucchero). La fortuna smette di accompagnarci e inizia a piovere. Addio foto con il Fuji-san, che scompare dietro le nuvole. Sempre insieme a nonnino, che ormai ci ha spiegato di tutto, torniamo verso il bus e da lí alla stazione. Decidiamo di tornare all'information office per ringraziare le signore. Veniamo accolti con grandi sorrisi. Chiediamo se vogliono fare una foto con noi e loro felicemente accettano. Le salutiamo, salutiamo nonnino (dopo esserci scambiati gli indirizzi e-mail, con sto nonnino che avrá avuto almeno 65 anni, eccezionale!) e torniamo a casa. Essendo ancora pomeriggio, decidiamo di fare un altro salto ad akihabara, per vederlo con il buio. Beh, sapete cosa? Niente di che. Peró, siccome piove, decidiamo di entrare da qualche parte e stavolta la scelta cade su un internet cafè all'8° piano di un palazzo. Il commesso parla poco inglese ma ci spiega che entrare costa 350 yen a testa piú altri 470 per un'ora. Da bere gratis a volontá. Noi peró vogliamo usare il nostro di PC quindi chiediamo di pagare solo l'entrata e 1 connessione. 10 minuti di incomprensione dopo, spiego che non va bene per noi e quindi andremo via. Per tutta risposta il tizio mi chiede "do you want me to tell you where another internet café is?" (volete che vi dica dove c'è un altro internet cafè?). Incredulo, pensando di aver capito male, gli chiedo di ripetere. Ripete uguale. Guardo gli altri che mi confermano di aver capito la stessa cosa. Il tizio mi disegna una mappa. Usciamo, basiti. L'altro internet café è al piano seminterrato di un palazzo a qualche decina di metri. All'inizio siamo dubbiosi, sembra di essere entrati in un ristorante di lusso. Atmosfera elegante, pareti nere, tatami chiari, ampio e pulito. La ragazzina (dimostrava credo 16 anni) non parla inglese per niente ma ha un foglio con le FAQ in inglese. Ci indica le piú importanti e ci capiamo. In realtá non sembra quello che cerchiamo ma siamo stanchi e quindi amen. Entriamo e un'altra ragazza, stavolta che ne dimostra 18 ma altra 1 metro e 40 (dobbiamo fare attenzione a non calpestarla) ci porta alle nostre postazioni, che scopriamo essere singole. Dei cubicoli minuscoli, dove si trova: 1 tatami con sopra un futon e un cuscino, 1 computer, 1 monitor, il banchetto per tastiera, mouse e roba varia. Fuori dai cubicoli, manga che pare una librer Chiediamo se c'è per tutto il gruppo ma dicono di no, solo uno per una coppia che prendiamo io e Katia. Usare la tastiera giapponese, con il sistema operativo in giapponese, non é propriamente agevole, specie se la tastiera scrive in kana e la chiocciola non viene riconosciuta. Comunque, in qualche modo, ce l'abbiamo fatta. Intanto, visto che abbiamo scoperto che finchè siamo dentro possiamo bere gratis, ne approfittiamo per provare cose nuove tipo la fanta all'uva e altre. Mah, diciamo che capisco perchè non le lanciano da noi. Usciti, andiamo a mangiare da Yoshinoia (buono buonissimo) e ceniamo in 4 con 11 euro. Purtroppoo, durante la cena, apprendiamo una terribile notizia: Yoshinoia-san non esiste! Un po' abbacchiati, torniamo a casa e finalmente a letto.

lunedì 26 ottobre 2009

Campo scuola a Kamakura con annessa escursione del Buddah

La missione del giorno consisteva nel vedere il Grande Buddah e qualche tempio annesso della cittadina di Kamakura.
Da bravi turisti abbiamo deciso la guida e quindi scendere una fermata prima e fare il percorso a piedi consigliato. Il destino ha voluto avvertirci delle difficoltà che questo avrebbe comportato, sotto forma dell’omino della stazione, che ci ha chiesto una decina di volte se eravamo sicuri della nostra scelta. Questo ci ha fermato? Ma ovviamente no e ci siamo quindi ritrovati a fare l’escursione del Buddah, di almeno quattro chilometri in linea d’aria. Almeno in quintuplo in montagna.



Lungo il percorso abbiamo visto diversi templi




E soprattutto abbiamo scoperto che la metrica giapponese differisce “un pelo” dalla nostra. Difatti, nonostante le indicazioni dicessero “Ehi ragazzi, resistete, tra 600 metri arrivate” non si sa come ci trovavamo a camminare per altri 20 minuti. Che gioia per i nostri piedi! C’è da dire però che la vista del Grande Buddah ha compensato pienamente i nostri sforzi.


Inoltre, dietro consiglio della donnina del ramen, abbiamo vistato altri tre templi veramente belli:






La sera, ci spiace dirlo, non è degna di racconto. Eravamo veramente distrutti e siamo andati a dormire presto, chi stanco, chi soddisfatto, chi febbricitante (la Katia per la precisione!).
See you soon!

domenica 25 ottobre 2009

Archivio immagini e video

FOTO



VIDEO MEGAUPLOAD
(i video sono in formato mts e si possono aprire con vari programmi tra i quali:
Vlc, KMplayer, Media Player Classic Home Cinema + K-Lite Codec. Serve un pc potente per visualizzarli bene. In caso di scatti guardate i video su Youtube)



VIDEO YOUTUBE



Protagonista di foto e video è la Panasonic DMC-TZ7

sabato 24 ottobre 2009

Studio Ghibli e Giardino Imperiale


Rieccoci per fornirvi un nuovo aggiornamento! Riprendiamo dall’ultimo post: dopo la visita al mercato del pesce siamo andati, come previsto, al Museo Ghiburi. Per chi non lo sapesse, lo Studio Ghiburi è di proprietà di Hayao Miyazaki, autore e regista di cartoni come La città incantata, Totoro, Il castello errantedi Howl, Ponyo e ultimo, ma non meno importante, Conan il ragazzo del futuro!!!! Purtroppo le foto all’interno del museo erano vietate, perciò non abbiamo potuto documentare la visita, ma vi assicuriamo che il prezzo del biglietto compensava interamente ciò che abbiamo visto.


Il pomeriggio siamo tornati a visitare il giardino dell’imperatore (ricordate? Il primo giorno l’abbiamo trovato chiuso per riposo). Di imperiale c’erano soprattutto le salite, una gioia per le nostre gambe doloranti, e le squadre di giardinieri, di cui vi parleremo nel futuro post “I lavori di Tokyo”. Tutto sommato non è stata una brutta idea avventurarci negli enormi prati imperiali, vista soprattutto la morbidezza dell’erba su cui abbiamo fatto un breve, ma intenso, sonnellino…purtroppo la classica nuvola sfigata stile Fantozzi ha coperto il sole e ci ha risvegliati infreddoliti. La tappa successiva è stata visitare Harajuku, patria dei cosplayer. In poche parole ecco il riassunto dell’esperienza: epic fai! I cosplayer infatti si ritrovano solamente la domenica pomeriggio, quindi ci siamo limitati a camminare avanti ed indietro ammirando le persone strambe che ci passavano accanto. La sera cena a base di ramen, dove abbiamo incontrato un nuovo amico giapponese che ci ha tradotto il menù ed offerto da bere. Possiamo dirvi con certezza che i giapponesi hanno una concezione di “leggermente piccante” totalmente diversa dalla nostra. Ma anche per questo approfondimento vi rimandiamo al post (futuro) “Cibi dal giappone”. Il resto della serata l’abbiamo passata abbracciati ai nostri cuscini, visto che dopo 20 ore di camminate varie eravamo un po’ stanchini.
Xe sentimo!

Mercato del pesce di Tsukiji


Ore 04:40 La sveglia (di katia) suona in ritardo per qualche strano motivo... (il cellulare di iuccio ha deciso di spegnersi da solo durante la notte, fortunatamente iuccio non si sa come si è svegliato per controllare proprio quello, altrimenti staremo dormendo ancora adesso!) Riusciremo ad arrivare al mercato del pesce di Tokyo? Ma certo... Con una bella corsetta di prima mattina! Dobbiamo prendere la metro che in linea d'aria sono 30 metri ma a piedi sono 500. Alle 05:04 riusciamo a prenderla per tsukiji. Arriviamo e subito notiamo un particolare: il mercato è immenso!


Assistiamo all'asta del pesce in cui i vari compratori saggiano la qualità del pesce tramite un attrezzo con un uncino ad una estremità. L'analisi, inoltre, si basa anche sul colore, odore, consistenza e in casi rari anche sul sapore del tonno. L'asta dura mediamente una decina di minuti per bancale, ognuno dei quali contiene una decina di tonni di varie dimensioni: tutti rigorosamente surgelati. L'inizio dell’asta viene annunciato dal battitore che suona una campana. I compratori si avvicinano e si inizia; i rialzi vengono segnalati con cenni quasi impercettibili. Una volta terminata l'asta abbiamo girovagato per il mercato in cerca di sashimi.

Non essendo mai stato al mercato del pesce di chioggia non posso fare un paragone sulle dimensioni, in compenso posso stimare una lunghezza di circa 500 metri. Preso il sashimi, degli onigiri con vari ripieni e 2 acque vitaminiche (una al lime-limone e l'altra al dragonfruit) siamo tornati in ostello. Ore 07:30 arrivo in ostello e consumazione della nostra colazione Japanese Style. Devo dire che mangiare pesce e riso alla mattina è un po‘ atipico; tra un'ora si riparte per il museo ghiburi (ghibli). Mata ne!

venerdì 23 ottobre 2009

Concentrato di Tokyo

Konnichiwa! Eccoci di nuovo per gli aggiornamenti, quasi in diretta, dal paese del Sol Levante.
La giornata di oggi è cominciata con una ricerca fallita di una colazione Italian-Style. Essendo arrivati alla nostra meta prima di trovare un bar, abbiamo deciso di provare i dolcetti tipici locali. Infatti era nostra intenzione visitare il tempio di Senso-ji e per chi mastica manga e anime sarà facile riconoscere l’atmosfera tipica delle feste, con tutte le bancarelle ai lati del lungo viale che porta all’edificio principale. Tra biscotti e fagottini di fagioli dolci abbiamo ammirato un bellissimo tempio, che grazie alla nostra rinomata fortuna era ovviamente in ristruttrazione. Ma questo non ci ha impedito di fare moltissime foto e di apprezzare l’intero complesso.




Quindi ci siamo avviati per un pranzo Bento Box al Parco Ueno. Non possiamo dire di non aver pranzato in compagnia, dato che barboni e cattolici canterini hanno fatto da cornice alla nostra pausa.


La fortuna ha voluto, per compensare il fatto che il tempio era in ristrutturazione, deliziarci con una danza locale.



Vi invitiamo a notare e apprezzare la perfezione del gesto, che ogni artista giapponese ricerca con perseveranza.


Il pomeriggio siamo andati a Shinjuku ovest, il quartiere dei grattacieli dove lavorano almeno 250.000 persone.


Abbiamo fatto una piccola sosta ristoratrice nel parco, dove abbiamo assistito a diversi “spettacoli” organizzati dai ragazzi del posto: una partita a ruba-fazzoletto (a squadre, deathmatch con tecniche avanzate e studiatissime) e le prove di un combattimento e di un saggio di danza (probabilmente per una recita).


Per la gioia di Dario e delle sue vertigini, abbiamo deciso di vedere il tramonto dal grattacielo Sumitomo, dopo è possibile salire al 52° piano e bere un succo di frutta ammirando il panorama. Va notato che gli ascensori dei grattacieli salgono ad una velocità davvero spaventosa, abbiamo percorso quaranta piani in meno di 30 secondi.


La sera, con non poche difficoltà, siamo riuscito ad incontrarci con Masako, la nostra Tokyo Free Guide, che ci ha portati a vedere un panorama notturno davvero mozzafiato a Roppongi Hills.


Come potete notare siamo davvero in alto, infatti la struttura è addirittura più alta della Tokyo Tower! Contattate Lord per avere a vostra disposizione i video con cui ricreare la vostra Google Maps personale del panorama, dato che ha ripreso interamente la visuale di tutta Tokyo dalla torre.
Lo stomaco ha iniziato poi a brontolare quindi, approfittando delle conoscenze di Masako e della sua amica Chiya abbiamo provato i tipici Okonomiyaki. La serata è passata tra scambi culturali, origami e saké.


Al nostro regalo di una bottiglia di vino hanno risposto con un sacchetto pieno di snack e dolcetti giapponesi.

Ed eccoci arrivati al quarto giorno di estenuanti camminate. Dopo la consueta sveglia mattutina, ci siamo avviati verso il quartiere di Akihabara, il famoso quartiere tecnologico di nerd ed otaku (appassionati di manga e anime, ndr). Per prima cosa abbiamo cercato di soddisfare il nostro bisogno essenziale: la colazione. Ingenuamente ci siamo avviati per la via, con la speranza di trovare un negozietto che vendesse qualcosa di dolce, per non doverci ridurre anche oggi ad una colazione stile giappo, con riso e pesce. L’impresa si è rivelata più ardua del previsto e stavamo ormai perdendo le speranze, quando Mr. Donut è venuto in nostro soccorso, con bevande zuccherate e cioccolatose accompagnate da ciambelle di burro.


E qui siamo venuti a contatto con una meravigliosa usanza locale, che stava mandando Michele al manicomio: l’alternativa a soffiarsi il naso con il fazzoletto. Per i blasfemi, ciò consiste nel tirare su con il naso quello che in natura dovrebbe uscire dal corpo; dopo questo gioioso concerto, ci siamo avviati nei vari negozi e centri commerciali del quartiere, che consistevano in palazzi “a tema” di cinque piani, come quello di computer, contenente tastiere, computer touchscreen e ventole colorate. La nostra ingenuità ci ha portato a credere che i nerd sapessero parlare l’inglese, come da tradizione. Nulla di più falso, anche qui la lingua internazionale è materia sconosciuta. Non poteva poi mancare la sala giochi, grande come un centro commerciale!


Un secondo edificio era interamente dedicato a manga, art-book, anime, cd soundtrack e tutto ciò che riguarda il mondo cartoonesco.


Ma il top dei top è rappresentato dal “Megastore Japanese Stronzate”. Oltre ai pigiamoni formato umano di Hello Kitty, del Pedobear (che in Giappone però non è pedo) e di tutto ciò che può essere puccettoso e caruccioso, tra detersivi, cibo, oggettistica per la famiglia per bene, cosa nascondeva mai il nostro fidato negoziante? Ma ovviamente un set completo degli oggetti più perversi che le menti gialle possano sfornare, di cui vi mostriamo alcuni estratti:


Le dita del piacere (quelle di plastica!), per la donna che non deve chiedere, MAI! In alternativa può essere un bellissimo toglimoccoli o "quando devi vomitare...usaci!"


Come rendere un bagno un’immersione in un liquido gelatinoso, che lasciamo ipotizzare a voi lettori cosa voglia rappresentare.


No comment.

Ecco poi un’istantanea di abbigliamento giappo presentata dai nostri indossatori:


Katia, Dario e Michele si preparano ad un inverno rigido grazie ai berretti orsacchiotti.


Katia non ha saputo resistere alla moda giapponese, soprattutto se prevede minigonne rosa e cappellini inutili.


Michele per non essere scambiato da maniaco sessuale ricerca un abbliamento tipico

Maid Cafè. Dove puoi entrare solo se c'è posto ed è probabilmente l'unico bar in cui le cameriere si fermano per chiaccherare con te. Vestite come nella foto ovviamente. Perversion inside!

Il pomeriggio ci siamo avventurati verso Shibuya, il quartiere dei giovani e delle Ganguro, ossia le giapponesi bionde e lampadate. L’elemento caratteristico è l’incrocio principale della zona, molto probabilmente uno dei più grandi di Tokyo.






Come potete notare dal video, c’è davvero molta gente che lo attraversa in continuazione, ma noi non ci siamo fatti prendere dal panico e con coraggio, devozione, spalle larghe e testa alta lo abbiamo attraversato (più volte) in modalità combattimento.



La sera cena con sushi e poi a letto presto, visto che il giorno dopo sveglia alle 4 di mattina per andare al mercato del pesce.
Stay tuned!