martedì 27 ottobre 2009

De fuji, ovvero fortuna nella sfortuna


Il 24, come programmato, siamo andati al monte fuji per goderci la montagna piú sacra per i giapponesi. peccato che la giornata non promettesse particolarmente bene dal punto di vista metereologico. il cielo era grigio e l'aria fresca (finalmente direi). Mentre aspettiamo di salire sul nostro primo shinkansen, assistiamo ad una delle leggendarie pratiche giapponesi: la pulizia del treno. Appena smontati i passeggeri salgono 3 (3!!!) inservienti PER VAGONE. Tempo 10 minuti e hanno girato (girano i sedili al capolinea quando invertono il senso di marcia) e pulito tutti i sedili (20 file da 5), cambiato tutti i poggiatesta e lucidato tutti i braccioli. Poi, in fila ordinata, escono tutti dalla stessa porta a metá treno. Comunque, saliamo e in pochi minuti il treno sta viaggiando silenziosamente a velocitá che valle tu a spiegare a trenitalia. In 1 ora scarsa siamo a Shin-Fuji. Per prima cosa andiamo a chiedere informazioni sui trasporti locali, dato che il Fuji-san, come lo chiamano qui, dista parecchi kilometri. All'ufficio informazioni veniamo accolti da 3 (ripeto, 3) signore di una gentilezza cosí squisita che ci sentiamo quasi in imbarazzo. Ci riempiono letteralmente di mappe, foglietti e brochure, segnando i posti interessanti e i percorsi per raggiungerli; ci spiegano inoltre (in perfetto inglese, roba che neanche a Tokyo) che i bus diretti al Fuji in questa stagione non ci sono e che le nostre alternative sono o di andare al parco centrale della cittá, dal quale si gode una buona vista del Fuji (ci dicono che siamo pure fortunati dato che oggi si vede) oppure di prendere un bus fino al lago Yamabiko (o qualcosa del genere, non ho la mappa sotto mano al momento), che si trova esattamente dall'altra parte della montagna e che richiede 2 ore di viaggio (improponibile dato che sarebbe partito quasi 2 ore dopo e comunque saremmo dovuti tornare per il treno). Un po' sconfortati chiediamo se c'é qualcosa di interessante da vedere in cittá e con notevole sinceritá ci rispondono di non esserne sicure. Poi peró l'illuminazione: una dice che poco distante si sta tenendo il festival cittadino e che possiamo trovare del buon cibo. Vada per il festival, decidiamo. Casomai al parco ci andremo nel pomeriggio per riposare un pochetto e per le foto di rito. Comunicate le nostre intenzioni alle signore, scatta l'efficienza giapponese: una tira fuori la tabella degli orari degli autobus (per vicino intendevano che era a un'ora di autobus, anche se in realtá sarebbe stato meno della metá se non avesse fatto 20 fermate) per trovarci il primo disponibile e anche gli orari per il ritorno che coincidessero coi nostri treni; un'altra parte a telefonare per chiedere il costo dell'autobus; la terza ci spiega del festival e del tempio che lo ospita, che veniamo a sapere essere proprietario della cima del Fuji, sulla quale pare ci sia anche un piccolo santuario. Andiamo alla fermata, a pochi metri dalla stazione, e chiediamo su quale bus salire. Nel frattempo una delle gentilissime signore delle informazioni ci raggiunge trafelata e: ci indica su quale autobus salire, ci spiega che siccome c'é il festival allora è gratis, ci scrive il nome della fermata a cui scendere sia in caratteri latini che giapponesi e, per essere proprio sicura, chiede pure ad un vecchino lí vicino se, quando arriviamo alla fermata, ci puó segnalare di scendere. Noi, senza parole per un trattamento del genere, ringraziamo con profondi inchini e numerosissimi "arigatou". Sul bus, facciamo amicizia col nonnino che, tirando fuori altre mappe e depliant, tra un po' di inglese suo e un po' di giapponese mio, ci illustra il festival e in particolare i cibi che vengono serviti nei vari baracchini (sí, sono tutti segnati - posizione, cibo e numeretto - sulla mappa, tutti e 40). Dopo un viaggetto arriviamo e subito ci troviamo davanti a dei curiosi carretti, ben decorati, con sopra una decina di persone che suonano tamburi, flauti e cembali.


Il nonnino ci spiega che siamo molto fortunati perché li tirano fuori solo un giorno all'anno. Poi, attraverso l'immancabile toori, entriamo nel tempio, passando anche un carinissimo ponticello sopra un torrente la cui acqua, ci dicono, proviene direttamente dal Fuji. Visitiamo i laghetti del tempio, pieni di pesci. Al mio "kono sakana wa ii tabemono desu ka?" (sono buoni da mangiare?) scoppia a ridere e mi fa segno di tacere. Ma nonnino, mica volevo mangiare proprio quelli! Continuiamo il giro e arriviamo ad un insieme di fontanelle. Nonnino ci spiega che l'acqua viene dal Fuji e che é molto buona. E in effetti é cosí.



Intanto, poco piú in lá, inizia uno spettacolo a metá tra il teatro e la danza che ci incuriosisce e affascina per le maschere che vengono utilizzate.





Finito il giro cultural-religioso iniziamo quello dei banchetti, dove ci vengono offerte mille e mille cose. Alla fine il nostro pranzo risulta composto di Yakitori (spiedini di carne) e Yakisoba (soba con.. boh, ma comunque tipica della zona). Alla fine un dolcetto di mochi e azuki e un the verde (come sempre, amaro. Giuro che al prossimo bar rubo 1 miliardo di bustine di zucchero). La fortuna smette di accompagnarci e inizia a piovere. Addio foto con il Fuji-san, che scompare dietro le nuvole. Sempre insieme a nonnino, che ormai ci ha spiegato di tutto, torniamo verso il bus e da lí alla stazione. Decidiamo di tornare all'information office per ringraziare le signore. Veniamo accolti con grandi sorrisi. Chiediamo se vogliono fare una foto con noi e loro felicemente accettano. Le salutiamo, salutiamo nonnino (dopo esserci scambiati gli indirizzi e-mail, con sto nonnino che avrá avuto almeno 65 anni, eccezionale!) e torniamo a casa. Essendo ancora pomeriggio, decidiamo di fare un altro salto ad akihabara, per vederlo con il buio. Beh, sapete cosa? Niente di che. Peró, siccome piove, decidiamo di entrare da qualche parte e stavolta la scelta cade su un internet cafè all'8° piano di un palazzo. Il commesso parla poco inglese ma ci spiega che entrare costa 350 yen a testa piú altri 470 per un'ora. Da bere gratis a volontá. Noi peró vogliamo usare il nostro di PC quindi chiediamo di pagare solo l'entrata e 1 connessione. 10 minuti di incomprensione dopo, spiego che non va bene per noi e quindi andremo via. Per tutta risposta il tizio mi chiede "do you want me to tell you where another internet café is?" (volete che vi dica dove c'è un altro internet cafè?). Incredulo, pensando di aver capito male, gli chiedo di ripetere. Ripete uguale. Guardo gli altri che mi confermano di aver capito la stessa cosa. Il tizio mi disegna una mappa. Usciamo, basiti. L'altro internet café è al piano seminterrato di un palazzo a qualche decina di metri. All'inizio siamo dubbiosi, sembra di essere entrati in un ristorante di lusso. Atmosfera elegante, pareti nere, tatami chiari, ampio e pulito. La ragazzina (dimostrava credo 16 anni) non parla inglese per niente ma ha un foglio con le FAQ in inglese. Ci indica le piú importanti e ci capiamo. In realtá non sembra quello che cerchiamo ma siamo stanchi e quindi amen. Entriamo e un'altra ragazza, stavolta che ne dimostra 18 ma altra 1 metro e 40 (dobbiamo fare attenzione a non calpestarla) ci porta alle nostre postazioni, che scopriamo essere singole. Dei cubicoli minuscoli, dove si trova: 1 tatami con sopra un futon e un cuscino, 1 computer, 1 monitor, il banchetto per tastiera, mouse e roba varia. Fuori dai cubicoli, manga che pare una librer Chiediamo se c'è per tutto il gruppo ma dicono di no, solo uno per una coppia che prendiamo io e Katia. Usare la tastiera giapponese, con il sistema operativo in giapponese, non é propriamente agevole, specie se la tastiera scrive in kana e la chiocciola non viene riconosciuta. Comunque, in qualche modo, ce l'abbiamo fatta. Intanto, visto che abbiamo scoperto che finchè siamo dentro possiamo bere gratis, ne approfittiamo per provare cose nuove tipo la fanta all'uva e altre. Mah, diciamo che capisco perchè non le lanciano da noi. Usciti, andiamo a mangiare da Yoshinoia (buono buonissimo) e ceniamo in 4 con 11 euro. Purtroppoo, durante la cena, apprendiamo una terribile notizia: Yoshinoia-san non esiste! Un po' abbacchiati, torniamo a casa e finalmente a letto.

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